Titolo di un romanzo picaresco, di autore ignoto, pubblicato ad Anversa nel
1646. Il titolo originale è
Vida y hechos de Estebanillo Gonzales,
hombre de buen humor, compuesta por el mismo (Vita e imprese di Stefanuccio
Gonzales, uomo di buon carattere, da lui stesso composta). è, nell'ordine
cronologico, uno degli ultimi romanzi picareschi; piacevole da leggere per lo
stile scorrevole e per la varietà di episodi che vi sono narrati,
E. è uno dei più indovinati esempi del genere narrativo
della Spagna del XVI sec. Secondo il parere di molti autorevoli studiosi, esso
sarebbe l'autobiografia di un personaggio della corte del duca di Amalfi, conte
Ottavio Piccolomini, al quale l'opera è stata dedicata; non se ne conosce
però il nome. Il romanzo narra la storia avventurosa di un giovane
galiziano, figlio di un
hidalgo decaduto, che per la sua svogliatezza
è costretto dal padre a fare il garzone di barbiere; malauguratamente
egli brucia i baffi ad un cliente ed è perciò costretto a scappare
da Roma dove viveva. Da questo momento il racconto è pieno di episodi
occorsi al giovane durante il suo peregrinare in varie città italiane
dedicandosi ad attività non sempre oneste. Dopo esser stato soldato
nell'esercito del reame di Napoli s'imbarca per la Spagna dove lo attende una
nuova serie di strepitose avventure. Fa il ladro, la spia; si arruola nelle
milizie del duca di Toscana donde, però, ben presto viene cacciato.
Comincia allora la ricerca di una sistemazione e questa ricerca lo porta in
Fiandra dove fa il cuoco e poi combatte contro gli Svedesi partecipando alla
battaglia di Nördlinger. Diventa poi vivandiere, razziatore di villaggi
colpiti dalla guerra, e ne combina d'ogni colore fino a quando il conte Ottavio
Piccolomini lo assume come valletto personale. Con lui va a Vienna, a Praga, a
Worms; poi è inviato dal suo padrone nei Paesi Bassi come corriere e a
Bruxelles entra nelle grazie di un cardinale che lo trattiene con sé fino
alla morte. Allora ritorna dal suo vecchio padrone e partecipa con lui a varie
battaglie. Inviato dal conte alla corte di Varsavia riceve dai sovrani una
grande quantità di doni e con essi va a caccia in Lituania. Torna poi in
Germania, in Italia, in Spagna alla ricerca del suo signore; viene poi a sapere
che il conte è in Olanda. Di qui nuove avventure per cercar di
raggiungere il padrone. Infine, ormai vecchio e stanco, lascia l'incarico e si
ritira ad Amalfi a scrivere le sue memorie.